San Giovanni di Duino

San Giovanni di Duino

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In questa magnifica foto proveniente dall’archivio Puschi di Trieste si può notare l’abitato di San Giovanni di Duino, ancora intatto dagli insulti della Grande Guerra.

La chiesa presenta una torre campanaria diversa da quella odierna ed esistono ancora le strutture del molino ‘Americano’, su una delle bocche del Timavo, a brevissima distanza dalla chiesa.

3dLacus | alcuni momenti dell’iniziativa

3dLacus | alcuni momenti dell’iniziativa

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Alcune foto sui laboratori CoderDojo, Unity3D e FabLab, tenutisi presso l’Istituto Statale d’Istruzione Superiore Brignoli Einaudi Marconi di Staranzano, in seno all’iniziativa 3dLacus, promossa dall’associazione culturale Lacus Timavi.

Gelato UNESCO

il podestà Francesco Nani

il podestà Francesco Nani

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Nell’anno 1433, dopo tredici anni di dominio veneto sul territorio locale,  il podestà Francesco Nani fu inviato a Monfalcone come rappresentante della Cancelleria Pretoria della Serenissima.
La formazione giuridica di questa figura era supportata da una preparazione prettamente romanistica, comprovata dalla presenza di un Corpus iuris civilis che ne accompagnava costantemente l’operato.

Un operato che spaziava anche nel campo puramente amministrativo, sovrintendendo anche agli approvvigionamenti alimentari dalla città, alla sanità e alle acque.

E in tal ottica va interpretata la lapide in figura, detta appunto ‘del Nani’, conservata oggi presso l’orto lapidario del Palazzetto Veneto di‪  Monfalcone.

Difatti il Magnificus Praetor, oltre alle strutture portuali, provvide a rendere nuovamente fruibile la fonte termale delle antiche terme romane, dopo lunghi secoli d’oblio, le cui acque erano convogliate in una cisterna appositamente costruita.

Un riutilizzo che, con alterne vicende, si è protratto fino ai giorni nostri.

Tale lapide riporta un’iscrizione che ricorda gli interventi sul porto e sui ‘bagni’: <<Magnificus Praetor Nani Franciscus amator Justitiaeque bonis, et amarus et hostis iniquis Justos dilexit, cunctos dulcissime rexit Falconis Montis portum renovando salutis Hic fundavit opus felix memorabile cucntis mundavit foveam studiose fere corruptam Balnea construxit iam perdita digne reduxit Unde parit fructus splendens sua maxima virtus – Millesimo quadringentesimo trigesimo tertio>>.

Tradotto:  <<Il Magnifico Podestà Francesco Nani, amante della giustizia e delle cose buone e acerrimo nemico delle ingiustizie, governò Monfalcone con rettitudine per la delizia dei giusti restaurando il porto, grato a tutti rafforzò le mura, scavò con diligenza i fossati quasi interrati, costruì i bagni, corresse benignamente quanto corrotto, ecco gli splendenti frutti della sua virtù – anno 1433>>.

Qui sopra, un significativo passo dal ‘Trattato sopra la costituzione geognostico-fisica dei terreni alluvionali o postdiluvionali delle Provincie Venete’ di Tommaso Antonio Catullo, dottore in medicina e professore di storia naturale presso l’università di Padova (anno 1838).

solchi carrai

solchi carrai

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I dettagli tecnici restituiti dalle strade romane presenti nella zona del lacus Timavi ci restituiscono misure pressoché costanti in tutti i tronconi superstiti sin oggi esaminati.
I solchi carrai paralleli sono profondi mediamente 10 cm, a volte 15, e distano sempre circa 110 cm tra loro.
La natura della roccia in cui sono scavati a volte ne ha permesso la conservazione, mentre in altri casi l’erosione naturale ha contribuito alla loro cancellazione, ove non siano incorsi gli stravolgimenti dovuti al conflitto bellico.

I tratti osservabili oggi sono circa otto, tra i quali meritano menzione:
– quello che va dal terzo ramo delle risorgive del ‪Timavo, puntando al cimitero di S.Giovanni. Diversi i rinvenimenti archeologici del luogo: un’urna cineraria, una tomba a inumazione col fondo in cotto (vedi sotto), andata distrutta, che a sua volta ha restituito frammenti di una lucerna e un bicchierino di bronzo
– quello parallelo alla carrareccia che da Medeazza conduce a Ceroglie e che s’interrompe in prossimità del confine di Stato
I solchi carrai puntano verso l’esteso castelliere di Brestovizza, a testimonianza del fatto che in età romana siano stati utilizzati dei percorsi d’epoca precedente

(nella foto scattata da E. Faraone, le operazioni di rilievo metrico dei solchi carrai)

 

Lacus Timavi; Monfalcone
tomba a inumazione in cotto

Per ulteriori approfondimenti sulla viabilità romana locale, si rimanda ai contenuti del progetto SottoMonfalcone relativi alla strada romana a S. Giovanni di Duino, curato dall’associazione.


 

Pietro Kandler

Pietro Kandler

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Pietro Paolo Kandler fu ricercatore, scrittore, notabile e avvocato triestino e fu lui a disegnare questa tavola, recante come data il 10 luglio 1864.

Con una certa fedeltà, riportò su carta il paesaggio antico e la viabilità romana tra Ronchi dei Legionari e Duino.

Da notare il ponte romano di Ronchi, sito a breve distanza da un mausoleo. Divesrsi i ‘castellari’ riportati come semplici accenni rotondeggianti; ben altra è la dignità topografica riservata al ‘Castro Romano’, svettante sul lago di Iamiano e noto oggi come il Castellazzo di Doberdò.

Sull’Isola di Sant’Antonio, oltre alle Terme, è messa in risalto la presenza del tempio dedicato al Santo, mentre in corrispondenza della scomparsa isola di Belforte è ubicato un faro.
(Kandler, 1864, tav. II)

in Tuba

in Tuba

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La suggestiva chiesa di San Giovanni, sita presso le polle di risorgiva del Timavo, è contraddistinta dal noto toponimo ‘in Tuba’.
Questo termine di primo acchito sembrerebbe derivare dal latino ‘tumba’, riconducibile alla presenza di un sepolcreto nell’area, o da ‘tuba’ nel senso di ‘tromba’.

Ma la ‘tromba’ non risulta tra le caratteristiche del Santo.
E quindi si può pensare che tale accezione derivi più dalla credenza popolare che vede suonata nell’Apocalisse la Tromba del Giudizio: tuba mirum spargens sonum.

E forse proprio in ossequio a questa tradizione che molti notabili locali elessero il camposanto prossimo alla chiesa a loro definitiva dimora, in attesa della Resurrezione.

Franco Crevatin, professore di etnolinguistica all’Università di Trieste, asserisce invece che la toponimia derivi dal basso latino ‘tuba’, ma non nel senso di ‘tromba’ ma in quello di ‘condotto naturale o artificiale delle acque’, sinonimo di ‘tubus’.

Questa derivazione appare evidente –come indicano i suoi studi- anche in molte lingue romanze: zube, dal tedesco svizzero derivato dal dialetto romanzo, indica la condotta di una fontana; tou, in lionese, significa condotta sotterranea, acquedotto; Fantova (Spagna) deve il suo nome a Fonte Tuba, che, in aragonese, è divenuta toba, ossia buco nella roccia..

Il parallelo con le acque di risorgiva del Timavo par dunque evidente.

i legni della Serenissima

i legni della Serenissima

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‘Unum lignum nostri Comunis quod est in Arsena, quod nihi valet nisi pro disfaciendo, valoris solidorum grossorum ut dicunt patroni Arsenatus, absque ferramentis grossis, pro aptacione dictarum riparum’ (ASVE, Avogadria di comun, reg.22).

La destinazione a diverso uso di scafi ormai vetusti, soprattutto con finalità di pubblica utilità e assistenza, rientrava nelle concessioni e ‘grazie’ che il Maggior Consiglio deliberava a favore delle comunità del Dogado della Serenissima.

Nella frase sopra riportata si attesta la concessione dello scafo di un’imbarcazione destinata alla demolizione, spogliata delle sovrastrutture e delle parti metalliche, per essere utilizzato come cassaforma a consolidamento dell’argine di un canale.
Una pratica diffusa per riutilizzare le opere morte di molte imbarcazioni, la cui vita sovente non superava il decennio.
Probabilmente con formula simile venne deliberato il reimpiego di uno o più legni per consolidare il perimetro del deposito di sedimenti in prossimità della foce del Timavo, su cui nell’anno 1284 sarebbe sorto il fortilizio veneziano noto con il nome di ‘Belforte’.

(carta di Giovanni Antonio Magini, Venezia, 1620)

le terme romane di Monfalcone sul finire del 1800

le terme romane di Monfalcone sul finire del 1800

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Dalle alture dell’isola di Sant’Antonio, questo scatto di fine ‘800 testimonia l’estensione del complesso delle terme romane di Monfalcone, così come ancor si presentava nella veste definitivamente cancellata dai bombardamenti della Grande Guerra.

il molino americano

il molino americano

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Il ‘molino Novo’, detto anche Americano, era situato sul Timavo a pochi passi dalla chiesa di San Giovanni in Tuba e dà notizia di sé già in alcuni documenti della metà del diciassettesimo secolo.
In questo fotomontaggio si possono notare le strutture del mulino e della chiesa prima e dopo il passaggio della Grande Guerra.

il teatro romano di Trieste

il teatro romano di Trieste

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Pietro Nobile nacque Nel 1776 a Campestro, in Canton Ticino e fu architetto molto attivo fra Trieste e Vienna, ove diresse la scuola di architettura.

Esponente di spicco della sensibilità neoclassica in voga all’epoca, progettò a Trieste la nota chiesa di Sant’Antonio Nuovo, in pieno borgo teresiano, all’estremità del Canal Grande.

A lui, inoltre, si deve la prima individuazione del teatro romano della città, avvenuta nei primi anni dell’800.

Il manufatto venne costruito fronte mare e nel corso dei secoli fu poi via via ‘colonizzato’ dalle costruzioni abitative, che lo inglobarono definitivamente, preservandolo così dalla corruttela del tempo e da eccessive spoliazioni.

Nel 1938 lo si riportò definitivamente alla luce, come si può osservare in questa foto del tempo.