Selene – Luna

Selene – Luna

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Presso una via periferica della frazione montana di Camporosso, a breve distanza da Tarvisio, a seguito di alcuni lavori furono rinvenute due arette con iscrizioni dedicatorie al dio Mitra e un monumento che raffigurava la sua nascita dalla pietra.
Erano i primi anni ‘80 e la Sovrintendenza archeologica decise dunque d’iniziare uno scavo per indagare quest’area così fortuitamente rinvenuta.
Vennero alla luce due ambienti facenti parte di un mitreo che restituirono frammenti del mondo d’allora, tra i quali molte monete, la cui datazione indica con chiarezza che verso la fine del ‘300 d.C. il luogo perse la sua funzione probabilmente a causa di un incendio.
Fu rinvenuto anche uno splendido, piccolo bronzo raffigurante Selene, 
la Luna, sorella del Sole (Helios) e dell’Aurora (Eos).
Nella notte celeste, Luna attraversava il cielo sul suo carro tirato da cavalli bianchi, abbellendosi alla lontana luce del fratello impegnato nel suo sempiterno peregrinare.
Un viaggio d’intima unione tra la sua essenza terrena, legata ai ritmi agresti e quella ultraterrena, in stretta correlazione con ciò che ci sarebbe poi stato dopo la morte.
Oggi si può ammirare questo splendido bronzo presso l’Antiquarium di Camporosso.

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Mitra e lo zoroastrismo

Mitra e lo zoroastrismo

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I santuari mitraici erano per lo più sotterranei (ipogei) o semisotterranei (cripte), di pianta rettangolare, con due banconi per i fedeli lungo i lati maggiori,un altare nel mezzo e, nel fondo, di fronte all’ingresso, una lastra marmorea, su cui era rappresentata l’impresa culminante del dio, cioè la ‘tauroctonia’, l’uccisione del toro.
Mitra uccide il toro con la spada e il sangue sgorga dalla ferita; alcuni animali, cioè il cane e il serpente lo lambiscono, mentre lo scorpione e la formica cercano di colpire i genitali del toro.
Il cane è un animale utile ed appartiene all’ordine di Ahura-Mazda, antichissima divinità persiana del bene legata allo zoroastrismo e creatrice dei mondi terreno e astrale, mentre serpente, scorpione e formica sono animali dannosi, specie alla vegetazione, ed appartengono all’ordine di Ahriman, spirito del male legato alla stessa religione, principe dei demoni.
Il toro, dalla cui coda eretta spuntano spighe di grano, è il toro cosmico che, morendo, dà origine alla vita: infatti dal suo sangue nasce la vita, dal suo midollo spinale il grano, dal suo seme le specie animali, secondo una tradizione conservata nelle scritture zoroastriche, con diretto riferimento ai riti agrari. (continua)


in foto: il mitreo ipogeo di Duino.

Cautes e Cautopates

Cautes e Cautopates

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Nella raffigurazione della tauroctonia, accanto al dio Mitra appaiono raffigurati due giovinetti, i gemelli celesti Cautes e Cautopates, simboli del sole nascente e del sole al tramonto, i quali portano una torcia.

La torcia di Cautes punta verso l’alto, perché Cautes rappresenta l’Equinozio di Primavera; quella di Cautopates, che è l’Equinozio d’Autunno, è diretta verso il basso, con un possibile richiamo ai Dioscuri Castore e Polluce della mitologia greca e romana.
In alto appaiono sui loro cocchi il Sole e la Luna.

Il momento più splendido del mitraismo fu tra la fine del III sec. d .C. ed il principio del IV, quando si identificò con la religione orientale del Sole (Sol Invictus), nata in Egitto e Siria. (continua)

in foto: il bassorilievo nel mitreo di Duino

mitreo

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I misteri mitraici ebbero enorme diffusione nell’Impero Romano durante i primi secoli del Cristianesimo.

Le pratiche per essere ammessi ai misteri erano assai laboriose e difficili a compiersi.
La prima di queste pratiche pare consistesse in un esercizio di resistenza fisica: l’aspirante doveva attraversare a nuoto più volte un ampio tratto di mare e sopportare poi lunghi digiuni e penitenze maceranti a cui seguiva poi ‘il battesimo’ e il marchio a fuoco sulla fronte del nuovo adepto, che, con speciali cerimonie, veniva proclamato ‘soldato di Mitra’.

Sul soffitto dell’ipogeo di Duino si nota un’apertura circolare comunicante con l’esterno, che fa pensare ad una specie di pozzo: probabilmente all’esterno veniva sacrificato il toro, il cui sangue pioveva sull’adepto, che si trovava nel vano sottostante. Difatti si sono rinvenute nel terreno alcune schegge d’osso, probabilmente appartenute a un toro sacrificale.

I gradi di iniziazione erano sette: ‘corvo’ (corax), ‘fratello nascosto’, soldato (miles), ‘leone’ (leo), persiano (persa), ‘corridore del sole (elio dromos), ‘padre’ (pater).

I Padri avevano un capo,specie di Pontefice Massimo, che veniva chiamato ‘Pater Patrum’.

L’avversione del cristianesimo a questi riti misterici non ne permise una successiva, approfondita conoscenza.
a cura della professoressa Marisa Bernardis

Bibliografia: Dante Cannarella:Guida del Carso triestino; Enciclopedia Treccani; D’Alesio:Dei e Miti; Scotti:I Pirati dell’Adriatico.