anno 1824: breve viaggio da Monfalcone a Duino

anno 1824: breve viaggio da Monfalcone a Duino

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Questa mappa, datata ‘Triest, den 27 März 1824’, è opera della Kustenlandische Baudirection [1], la direzione delle opere d’ingegneria civile della regione costiera dell’Impero austroungarico.
Si tratta della proposta di pianificazione di una nuova strada che avrebbe dovuto unire Duino a Monfalcone attraversando la palude del Lisert.
Partendo da sinistra, si nota la Monfalconer Baadhause [2] (le terme), al limitare del Monfalconer Moorgründe, il ‘fondale marino’ con cui si designa la palude del Lisert e, quindi, l’antico lacus (in questo caso definito con una forma non più in uso).
La vecchia strada, quella esistente, scavalla la sommità della Montagnolla della Punta [3]mentre le due previste l’aggirano: una, quella in rosso, tira dritta e attraversa il Locavaz Bach (rio del Locavaz) [4] per continuare dem Thurn gehörige Gründe [5], ossia fondi appartenenti ai della Torre, giungendo a San Giovanni di Duino [6].

L’altra strada prevista, in giallo, invece,segue un corso più meridionale rispetto a quella già esistente. Difatti, attraversando d’un tiro le foci del Timavo e il paludo, arriva nel Gemeinde Grad Bratina [7], ossia nel comune del castello di Bratina.
Da qui in poi, la strada rossa continua da San Giovanni e s’innesta nel vecchio percorso mentre quella gialla prosegue il suo andamento rettilineo attraversando il bosco della Cernizza.
Ambo le strade si tengono al di fuori della riserva di caccia dei conti della Torre, qui annotata come Thiergarten Cernizza Graf von Thurn gehorig [8].
A Duino, in prossimità del porto (Haven) si nota il Salz-Magazin, l’Altes Schloß e il castello ‘Nuovo’ [9].


Situation der zur Abbauung der sehr steilen und der Uberschemmung ausgesetzen Strassen Strecke zwischen Duino und dem Monfalconer Baadhause in Vorschlag gebrachten Strassenzuge— Situazione delle erte e dei guadi posti tra le terme di Monfalcone e Duino che s’incontrano lungo i percorsi delle strade proposte | Archivio Piani, 27/03/1824).

nota: tutti i termini in tedesco sono riportati tal quali dalla mappa

Situation der zur Abbaung_full
Situation der zur Abbaung (..)


 

Temavo /voto/[suscept]o/…

Temavo /voto/[suscept]o/…

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Nell’anno 1924, all’atto della parziale ricostruzione del castello di Duino a seguito della devastazione provocata dalla guerra, furono rinvenuti diversi frammenti di lastre con epigrafi, colonne e altro materiale d’epoca romana, probabilmente proveniente dal vicino sacello del Timavo e successivamente reimpiegato nella costruzione più antica delle torri del mastio.
Una torre che è comunemente ritenuta d’epoca romana e che, pur non essendo questa una tesi facilmente dimostrabile, comunque rappresenta una parte costruttivamente a sé stante, nelle strutture del castello del XIV secolo. Difatti è orientata in maniera differente rispetto alla disposizione generale degli altri edifici e torri ed è costruita con una tecnica a blocchi squadrati sovrapposti, dissimile da quella impiegata nei fabbricati prossimali.

il castello di Duino

Le lapidi votive provenienti probabilmente dal luogo sacro del Timavo non si ritrovano unicamente qui, ma anche reimpiegate nei materiali di costruzione della vicina chiesa di San Giovanni in Tuba, voluta dalla famiglia dei Walsee.
L’aretta con l’iscrizione dedicatoria al culto fluviale del Timavo [Temavo /voto/[suscep]to/…], del I secolo, è visibile presso il Museo d’Antichità J.J. Winckelmann di Trieste, mentre la sua copia è posta a breve distanza da una delle bocche da cui il fiume Timavo erompe dal suo percorso ipogeo.

>QUI, le origini etimologiche del nome Timavo 

>QUI, la nostra intervista a S.A.S. Carlo Alessandro Della Torre e Tasso III, Principe di Duino

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Temavo /voto/[suscep]to/…

 

Fonte Timavi

Fonte Timavi

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Il lacus Timavi, rappresentato nella Tabula Peutingeriana.

Il toponimo Fonte Timavi, come già fece notare la dott.ssa Bertacchi, archeologa già direttrice del Museo Archeolgico Nazionale di Aquileia, è una denominazione che è possibile far riferire all’antica mansio romana insistente in epoca imperiale sulla via Gemina (?), oggi racchiusa nel complesso dell’acquedotto del Randaccio.

La Tabula Peutingeriana, inserita nell’elenco delle Memorie del Mondo dell’UNESCO, è una copia bassomedievale di un antico stradario militare dell’Impero romano.

Deve il suo nome a Konrad Peutinger, antiquario e umanista formatosi a Roma e a Padova, che ereditò la mappa dal bibliotecario dell’imperatore Massimiliano I d’Absburgo, Conrad Celtis.

Conservata presso l’Hofbibliothek di Vienna, ha acquisito anche il nome di Codex Vindobonensis (324), dalla denominazione romana della capitale austriaca.

La dignità topografica riservata sulla carta alla Fonte Timavi è del tutto parificabile a quella della vicina Aquileia: in epoca calssica la zona del lacus deve aver di certo rivestito un ruolo cardinale come nodo viario, commerciale e strategico.

Timavo, foce

Timavo, foce

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In questa splendida panoramica raffigurante la foce del Timavo, le tracce di un antico passato e la quiete del luogo palustre si confrontano con i cenni di una modernità che, di lì a poco, ne avrebbe trasformato radicalmente l’aspetto.

Con delle placide anse appena accennate, il Timavo incontra il mare in prossimità del ‘balo’, l’affioramento alluvionale che si può notare sulla destra, un tempo sede insulare del castelletto veneziano del Bel Forte.

Sulla sinistra del corso d’acqua si nota chiaramente l’assenza del Villaggio del Pescatore, edificato nei primi anni ‘50, mentre in lontananza, oltre le zone umide, un battello a vapore traina una chiatta, pennellando il cielo di questa foto con un lungo sbuffo di fumo.

foto: 1°marzo 1911 – foce del Timavo dal sommo dell’Isola della Punta (Civ. Musei di Storia ed Arte di, fotografo Alberto Puschi).
L’isola della punta (o Quota 12) fu sbancata negli anni ’70 per favorire l’insediamento dell’industria, al Lisert.

Nei secoli, fu appellata anche come anche Monte della Fornace, Amarina e Montagnola.

Cautes e Cautopates

Cautes e Cautopates

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Nella raffigurazione della tauroctonia, accanto al dio Mitra appaiono raffigurati due giovinetti, i gemelli celesti Cautes e Cautopates, simboli del sole nascente e del sole al tramonto, i quali portano una torcia.

La torcia di Cautes punta verso l’alto, perché Cautes rappresenta l’Equinozio di Primavera; quella di Cautopates, che è l’Equinozio d’Autunno, è diretta verso il basso, con un possibile richiamo ai Dioscuri Castore e Polluce della mitologia greca e romana.
In alto appaiono sui loro cocchi il Sole e la Luna.

Il momento più splendido del mitraismo fu tra la fine del III sec. d .C. ed il principio del IV, quando si identificò con la religione orientale del Sole (Sol Invictus), nata in Egitto e Siria. (continua)

in foto: il bassorilievo nel mitreo di Duino