una ‘radiografia’ dell’antico lacus Timavi?

una ‘radiografia’ dell’antico lacus Timavi?

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In quest’immagine abbiamo un po’ giocato, sovrapponendo un’ortofoto aerea del 1954 a una schermata tratta da Google Earth, che raffigura la situazione attuale.
Il risultato finale è molto curioso in quanto restituisce un’idea di quello che un tempo fu il cordone insulare che delimitava la laguna litoranea del ‘lacus’ dal mare aperto.
Questa laguna era punteggiata da alcune emergenze insulari, note come l’isola di S. Antonio (A) e l’isola della Punta (B) , che costituivano le più settentrionali delle insulae clarae citate da Plinio il Vecchio.
Si trattava nello specifico di un’unica isola, il cui cordone centrale risultava sommerso durante le alte maree, conferendole l’aspetto di due isole distinte.
In ‘C’ è evidenziato il ‘balo’, l’affioramento alluvionale sito in prossimità della foce del Timavo, che verosimilmente cela le rovine dello scomparso castello veneziano di Belforte.
Le terme romane di Monfalcone giacciono al limitare settentrionale dell’isola di Sant’Antonio, oggi quasi del tutto scomparsa a causa delle esigenze imposte dal progresso industriale del ventesimo secolo.
Un progresso che ci ha consegnato ancora alcuni piccoli cenni di quest’isola, visibili nelle foto sotto riportate, ma che ha definitivamente cancellato Quota 12, ossia l’isola della Punta che, però, ci ha comunque affidato importantissime testimonianze del passato, come la villa della Punta e l’imbarcazione d’epoca romana, oggi musealizzata (ma al momento non visibile al pubblico) presso il Museo Archeologico Nazionale di Aquileia.



 

Timavo, foce

Timavo, foce

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In questa splendida panoramica raffigurante la foce del Timavo, le tracce di un antico passato e la quiete del luogo palustre si confrontano con i cenni di una modernità che, di lì a poco, ne avrebbe trasformato radicalmente l’aspetto.

Con delle placide anse appena accennate, il Timavo incontra il mare in prossimità del ‘balo’, l’affioramento alluvionale che si può notare sulla destra, un tempo sede insulare del castelletto veneziano del Bel Forte.

Sulla sinistra del corso d’acqua si nota chiaramente l’assenza del Villaggio del Pescatore, edificato nei primi anni ‘50, mentre in lontananza, oltre le zone umide, un battello a vapore traina una chiatta, pennellando il cielo di questa foto con un lungo sbuffo di fumo.

foto: 1°marzo 1911 – foce del Timavo dal sommo dell’Isola della Punta (Civ. Musei di Storia ed Arte di, fotografo Alberto Puschi).
L’isola della punta (o Quota 12) fu sbancata negli anni ’70 per favorire l’insediamento dell’industria, al Lisert.

Nei secoli, fu appellata anche come anche Monte della Fornace, Amarina e Montagnola.

la chiesetta di Sant’Antonio al Lisert

la chiesetta di Sant’Antonio al Lisert

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In questa foto ricolorata, scattata sul finire dell’800 dalla sommità della collinetta calcarea di Sant’Antonio che un tempo appartenne una delle Insulae Clarae, si nota la chiesetta dedicata al Santo, cdistrutta nella prima guerra mondiale durante la X battaglia dell’Isonzo.
Di seguito, una suggestiva descrizione tatta dal libro del Pocar ‘Monfalcone e suo Territorio’.

<<Il Monte di Sant’ Antonio – adorno in primavera di bei ciclamini – porta oggi tal nome perché sullo stesso v’ è la chiesuola dedicata a Sant’ Antonio Abate.
Colassù si ammira sull’altare laterale, a destra di chi entra, un quadro rappresentante la Vergine, opera di buon pennello, e che si ritiene della scuola del Bassano.
Anche gli affreschi che coprono le pareti sono pregevoli, specialmente la Cœna Domini a sinistra di chi entra, opera del 1400.
Si deve credere che questa piccola chiesa sia stata fabbricata dai fedeli quando infieriva la malattia del fuoco sacro perché a tal Santo si ricorreva per la guarigione. – La sorte subita, nell’anno 1806, dalle altre chiesuole di Monfalcone, toccò pure a questa: cioè fu chiusa.>>

Per approfondire la figura del Santo: la statua lignea di Sant’Antonio Abate, a Monfalcone