Rocca di Monfalcone

Rocca di Monfalcone

Dai Longobardi ai Veneziani SottoMonfalcone

Nei primi giorni del dicembre 1260 il patriarca di Aquileia Gregorio di Montelongo e il conte di Gorizia Mainardo definirono un accordo sui diritti che questi poteva vantare in castro et loco Montisfalconis: da questo documento pervenutoci dal Medioevo ci giunge notizia certa, per la prima volta, dell’esistenza di una rocca al Monte Falcone.
Un luogo conteso da due vere e proprie potenze dell’epoca, sotto il profilo militare, commerciale e del controllo strategico di un territorio da sempre crocevia d’importanti direttrici di terra e di mare. Difatti, sino alla conquista veneziana del 1420, Monfalcone rappresentò l’avamposto a difesa del confine più orientale dello stato patriarcale di Aquileia.
Sul colle alla cui sommità oggi si erge la fortezza, già in epoca protostorica esisteva un castelliere.
Il sito fu in seguito rioccupato in età romana, probabilmente per la sua vicinanza alla via che da Aquileia conduceva a Tergeste (Trieste).
L’aspetto attuale della rocca, a cinta circolare attorniata da un fossato e ospitante al centro un poderoso torrione a base quadrata, si deve alle ricostruzioni avvenute nel corso del Cinquecento, mentre l’originaria disposizione delle fortificazioni differiva per forma e dimensioni, come le indagini archeologiche condotte al di sotto dell’organismo architettonico veneto hanno permesso di comprendere. Prima dei Veneziani il sistema fortificato prevedeva pure una parte abitativa ad uso di feudatari noti dalle fonti come habitatores castri, che ricevevano dal Patriarca la concessione (feudo d’abitanza) – trasmissibile per via ereditaria – a risiedervi con obblighi di custodia e di difesa.
Le indagini svolte hanno altresì permesso di definire come la muratura della cinta sia composta di due elementi concentrici: uno esterno, costituito da un muro a sacco, individuabile come la parte più antica della cinta e uno interno, formato da un agglomerato di malta e pietre.
Tale raddoppio dello spessore murario, congiuntamente alla costruzione del coradòr – ossia di quell’area compresa tra il muro che delimita il cortile e l’interno della cinta muraria e che andava riempita di terra per fungere da elemento d’assorbimento dell’energia prodotta dai colpi di cannone – pare siano stati concepiti e realizzati come un’unica opera.


Monfalcone; Rocca; rocca di Monfalcone

La Rocca di Monfalcone a fine XVII secolo – ICollezione di mappe, piante e cartografie, in gran parte di fortezze dello stato veneto da terra e da mar. L’Archivio di stato di Venezia l’acquistò nel 1885 dal tale signor Terkutz di Trieste


Marin Sanudo

Marin Sanudo

meno nuove


Adsit omnipotens deus

Itinerarium Marini Sanuti Leonardi filij patricij veneti itinerarium cum syndicis Terre firme

 

Così recitava nell’anno 1483 l’incipit del volume ‘Itinerario di Marin Sanudo per la terraferma veneziana’, che il cronista scrisse su un viaggio compiuto nei territori della Repubblica di Venezia, seguendo l’iter percorso dagli Auditori delle Sentenze.
Il loro compito, quali magistrati giudiziari, era la verifica dell’operato dei Rettori al governo delle città della Serenissima e il suo successivo resoconto alla Quarantia Civil Nova, uno dei massimi organi costituzionali.
Delle cinquantasette località visitate e dettagliatamente descritte dal Sanudo nei quasi sei mesi di viaggio tra terraferma veneta e Istria, durante i quali furono percorse quasi 1200 miglia,  non viene naturalmente tralasciata la città murata di Monfalcone e la sua Rocca, delle quali il diarista veneto fissò l’andamento delle poderose mura, dei torrioni a pianta rettangolare e del fossato nel disegno qui sotto riportato.

Cinquantasette località facenti parte d’una terraferma veneziana via via più estesa.
Difatti a Venezia, fino all’arrivo dei Turchi attorno alla metà del ‘400, poco importava d’altro che non fosse il grande controllo dei traffici marittimi. E il vettore principale dei commerci era da sempre rappresentato dal Mediterraneo.
La scoperta dell’America determinò lo spostamento dell’importanza delle rotte commerciali dal Mediterraneo orientale, di tradizionale controllo veneziano, a quello occidentale, sotto l’egida della Spagna: dal 1492 in poi, il potere commerciale della Serenissima inizia il suo periodo di declino, in stretta correlazione con l’importanza che il Nuovo Mondo stava progressivamente acquisendo.
Il mare di prima non era più la fortuna definitiva per ‪‎Venezia, che intuì subito l’importanza dell’entroterra, iniziando a considerarlo come terra vergine di conquista.
Le energie produttive, da quel momento in poi, divennero parzialmente quelle fornite dal mondo agricolo e lo stretto controllo anche giuridico di questa ‘nuova’ fonte di sussistenza, slegata dai commerci, diveniva dunque centrale.


Nel suo Itinerario, prima di lasciare Monfalcone per raggiungere l’Istria via mare, Marin Sanudo descrive così lo scomparso castello di Belforte, le cui rovine giacciono oggi sepolte sotto i depositi alluvinali alla foce del fiume Timavo.

… Et dovendo il zorno (dopo) per il tempo cativo dover star lì a San Zuane, deliberamo alcuni, zoè , Pisani, Io et altri dotori, in una barcheta andar, mia do in mar; a uno scoglio, sopra dil quale par le vestigia di uno castello che vi foe, overo torion tondo e tutto mazizo,  chiamato  Belguardo.   Quivi  è  dito,  avanti  i nostri avesse el Friul, fece fabricar uno ponte andava in terra apresso Mofalcon. Or dismontati, di lì a pocho vene uno grandissimo murmur di mar, et si levò fortuna,  adeo  fo  necessario  di  andar  di  sopra  dita torre…

Sanudo; Monfalcone; associazione culturale Lacus Timavi; Friuli Venezia Giulia