la botte di villa della Punta

la botte di villa della Punta

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In epoca romana, i contenitori destinati al trasporto di alimenti erano rappresentati dalle anfore che, nelle loro diverse forme, potevano racchiudere prodotti quali il garum, l’olio d’oliva e il vino, ma anche spezie, semi, conserve di frutta, datteri e altro ancora.
Essendo principalmente costruite in terracotta, di esse è giunta sino ai nostri giorni una variegata testimonianza, apprezzabile presso le collezioni di numerosi musei archeologici.
Ben più raro è poter osservare un esemplare d’una botte lignea o parte di questa, come è invece successo nel caso del ritrovamento durante gli scavi condotti negli anni ’70 dello scorso secolo, presso la villa della Punta, posta sull’isola omonima -oggi scomparsa-  in prossimità della foce del fiume Timavo.
Difatti, nel corso di questi, emerse un coperchio d’una botte utilizzata per il trasporto del vino, decisamente ben conservato grazie alle condizioni anaerobiche dovute alla sommersione nei fanghi palustri, che ne hanno ostacolato la decomposizione.
Di quest’interessante testimonianza del II secolo dopo Cristo, particolare interesse suscitano alcuni graffiti e il marchio impresso a fuoco sulla superficie, che reca la scritta

C.VI[—]VS/ [—] 

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Considerato il periodo storico, risulta suggestivo immaginare che Massimino il Trace, soldato barbaro proclamato Imperatore dalle legioni a seguito di vittoriose campagne militari, servendosi di botti simili a quella cui appartenne questo coperchio, costruì un ponte per attraversare con le sue truppe un Isonzo dalle acque ingrossate per via dello scioglimento dei nevai alpini, nel tentativo di raggiungere ed assediare Aquileia.
Difatti, il Pons Sonti in località Mainizza era stato in precedenza abbattuto proprio per impedire a Massimino il raggiungimento della città romana sul fiume Natissa, ove qualche tempo dopo, al termine d’un estenuante assedio, troverà la morte per mano dei suoi stessi soldati.

Il coperchio della botte è conservato presso il Museo Archeologico Nazionale di Aquileia ed è stato esposto durante la mostra ‘Made in Roma and Aquileia’, proposta dalla Fondazione Aquileia nel 2017.

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il Progetto Scuole fa tappa a Gradisca

il Progetto Scuole fa tappa a Gradisca

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L’ associazione culturale Lacus Timavi continua nel suo progetto sulla divulgazione della conoscenza del territorio monfalconese in chiave storica. In questi giorni, le tre prime classi medie dell’ Istituto Comprensivo ‘Francesco Ulderico Della Torre’ di Gradisca d’Isonzo, hanno partecipato al progetto ‘Scopri l’antico Lacus Timavi’ dedicato alla storia romana e del territorio.
Grazie a supporti multimediali, hanno dapprima scoperto la storia romana e le diverse rilevanze archeologiche e poi hanno potuto approfondire il tema delle ville costiere/rustiche presenti nella zona .
In conclusione ogni classe, divisa in gruppi, ha lavorato per realizzare diverse stanze per creare un modellino ispirato alla nota Villa della Punta.

la villa della Punta e il mosaico dei delfini

la villa della Punta e il mosaico dei delfini

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Sull’Insula Clara più orientale, quella cosiddetta ‘della Punta’, fu indagata agli inizi degli anni ’70 l’omonima villa risalente all’età tardo repubblicana.
Sul cortile centrale della villa si affacciavano circa una trentina di vani, suddivisi in tre distinte ali poste attorno a un’area centrale, con diversa destinazione d’uso.
Alla parte residenziale era difatti affiancata una pars rustica in cui si produceva olio, come farebbero supporre il ritrovamento di una macina in pietra calcarea e dei montanti di un torchio (lapis pedicinus).
E, probabilmente, anche il vino.
Tra il Villaggio del Pescatore e Duino era difatti coltivato il Pucinum, particolarmente apprezzato anche da Livia Drusilla, moglie dell’imperatore romano Augusto.
Altri vani fanno supporre che presso questo complesso fosse anche avviata la lavorazione del pesce.
La prossimità con le note terme romane di Monfalcone e dunque con la sorgente termale calda fanno propendere per le ipotesi che questo complesso disponesse di un sistema termale o che le terme romane stesse fossero pertinenza di questo.
Da questa villa proviene il famoso mosaico dei due delfini affrontati a un tridente che ora è conservato presso il Museo Archeologico Nazionale di‪ Aquileia. Sul tassellato rinvenuto, due delfini sono affrontati a un tridente e sotto queste figure è rappresentata un’ancora, di cui si riconoscono una marra, il fusto e la cicala per assicurarla alla cima d’ormeggio.
In prossimità della villa fu rinvenuta parte dell’opera viva di un’imbarcazione romana, che probabilmente solcò le placide acque della laguna litoranea presete in zona al tempo.

In queste foto inedite, concesse gentilmente alla nostra associazione dalla professoressa Marisa Bernardis, si possono notare il pavimento mosaicato di un vano della villa, ricoperto da un velo d’acqua nei giorni dell’indagine e il magnifico mosaico dei delfini con tridente.

lacus Timavi; villa della Punta; Marisa Bernardis

delfini con tridente; Lacus Timavi; villa della Punta