graffito in glagolitico a San Giovanni in Tuba
Il sito della chiesa di San Giovanni in Tuba, nei pressi delle polle di risorgiva del Timavo, aggrega in una sorta di wunderkammer elementare il sacro al fantastico, rappresentando da secoli un vero riferimento sia per le genti stanziali, sia per quelle di passaggio attraverso questo naturale crocevia.
Alla distruzione patita dall’edificio sacro durante il primo conflitto bellico fu posto rimedio nel 1949, con un restauro che durò quasi sei anni, durante il quale le superstiti decorazioni barocche furono rimosse, permettendo così ai sottostanti frammenti degli affreschi medievali di rivedere la luce.
Tra le testimonianze devozionali lasciate dai viandanti presso questo luogo di culto, spiccano i graffiti che l’archeologa Brigitta Mader ha rinvenuto e indagato durante una sua campagna di studi.
Tra questi, una scritta in caratteri probabilmente glagolitici, parzialmente leggibile, situata in prossimità del presbiterio, d’estremo interesse per meglio comprendere non unicamente la centralità di questo edificio, ma anche i limiti geografici della zona di diffusione dell’utilizzo di quest’antico alfabeto slavo.
Dagli studi della Mader emerge come le prime tre lettere (č,f,l), seguite da una ‘o’ parzialmente intelligibile, stiano a indicare una data: 1550.
Anno in cui un viandante che conosceva quest’antica scrittura, inventata dai santi Cirillo e Metodio nel IX secolo,volle lasciare segno del suo passaggio.
In foto, una ricostruzione grafica della scritta rinvenuta nella chiesa di San Giovanni.
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