Inoltrandosi nella landa carsica in prossimità della torre piezometrica di Aurisina, facilmente riconoscibile dalla strada statale costiera per via della sua mole, dopo un breve tragitto attraverso la macchia si ritrova un edificio costituito da bassi muri a secco in pietra locale a blocchi squadrati.
Individuata nei primi anni ’70 del secolo scorso, questa costruzione ha da subito attratto l’interesse degli studiosi che, a seguito d’alcune indagini, vi hanno rinvenuto diversi materiali, tra cui frammenti d’anfora, laterizi e alcuni resti di manufatti ceramici.
Il posizionamento di questo edificio, sito in prossimità dello spettacolare ciglione carsico, ha dapprima fatto propendere per una sua caratterizzazione come villa della prima romanizzazione locale.
La datazione dei reperti rimanda infatti all’età repubblicana del primo secolo a.C.; tuttavia, il sistema costruttivo dell’edificio è riferibile verosimilmente a tecniche di tipo protostorico, impiegate dalle popolazioni autoctone anche in piena età romana, che prevede l’allestimento di basamenti in muratura a secco come sostegno ad alzati realizzati in materiale deperibile, oltre al partizionamento interno del fabbricato in un limitato numero di vani.
Difatti l’edificio di compone di quattro ambienti, di cui uno presenta una pavimentazione lastricata in pietra calcarea, mentre di particolare interesse è un piccolo corridoio, nel cui muro è ricavato un focolare.
Lo stato conservativo del manufatto ne permette una certa riconoscibilità e la sua suggestiva collocazione panoramica rappresenta ulteriore spunto per una visita.
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