Mitra e lo zoroastrismo

Mitra e lo zoroastrismo

meno nuove

I santuari mitraici erano per lo più sotterranei (ipogei) o semisotterranei (cripte), di pianta rettangolare, con due banconi per i fedeli lungo i lati maggiori,un altare nel mezzo e, nel fondo, di fronte all’ingresso, una lastra marmorea, su cui era rappresentata l’impresa culminante del dio, cioè la ‘tauroctonia’, l’uccisione del toro.
Mitra uccide il toro con la spada e il sangue sgorga dalla ferita; alcuni animali, cioè il cane e il serpente lo lambiscono, mentre lo scorpione e la formica cercano di colpire i genitali del toro.
Il cane è un animale utile ed appartiene all’ordine di Ahura-Mazda, antichissima divinità persiana del bene legata allo zoroastrismo e creatrice dei mondi terreno e astrale, mentre serpente, scorpione e formica sono animali dannosi, specie alla vegetazione, ed appartengono all’ordine di Ahriman, spirito del male legato alla stessa religione, principe dei demoni.
Il toro, dalla cui coda eretta spuntano spighe di grano, è il toro cosmico che, morendo, dà origine alla vita: infatti dal suo sangue nasce la vita, dal suo midollo spinale il grano, dal suo seme le specie animali, secondo una tradizione conservata nelle scritture zoroastriche, con diretto riferimento ai riti agrari. (continua)


in foto: il mitreo ipogeo di Duino.

Cautes e Cautopates

Cautes e Cautopates

meno nuove

Nella raffigurazione della tauroctonia, accanto al dio Mitra appaiono raffigurati due giovinetti, i gemelli celesti Cautes e Cautopates, simboli del sole nascente e del sole al tramonto, i quali portano una torcia.

La torcia di Cautes punta verso l’alto, perché Cautes rappresenta l’Equinozio di Primavera; quella di Cautopates, che è l’Equinozio d’Autunno, è diretta verso il basso, con un possibile richiamo ai Dioscuri Castore e Polluce della mitologia greca e romana.
In alto appaiono sui loro cocchi il Sole e la Luna.

Il momento più splendido del mitraismo fu tra la fine del III sec. d .C. ed il principio del IV, quando si identificò con la religione orientale del Sole (Sol Invictus), nata in Egitto e Siria. (continua)

in foto: il bassorilievo nel mitreo di Duino

mitreo

mitreo

meno nuove

I misteri mitraici ebbero enorme diffusione nell’Impero Romano durante i primi secoli del Cristianesimo.

Le pratiche per essere ammessi ai misteri erano assai laboriose e difficili a compiersi.
La prima di queste pratiche pare consistesse in un esercizio di resistenza fisica: l’aspirante doveva attraversare a nuoto più volte un ampio tratto di mare e sopportare poi lunghi digiuni e penitenze maceranti a cui seguiva poi ‘il battesimo’ e il marchio a fuoco sulla fronte del nuovo adepto, che, con speciali cerimonie, veniva proclamato ‘soldato di Mitra’.

Sul soffitto dell’ipogeo di Duino si nota un’apertura circolare comunicante con l’esterno, che fa pensare ad una specie di pozzo: probabilmente all’esterno veniva sacrificato il toro, il cui sangue pioveva sull’adepto, che si trovava nel vano sottostante. Difatti si sono rinvenute nel terreno alcune schegge d’osso, probabilmente appartenute a un toro sacrificale.

I gradi di iniziazione erano sette: ‘corvo’ (corax), ‘fratello nascosto’, soldato (miles), ‘leone’ (leo), persiano (persa), ‘corridore del sole (elio dromos), ‘padre’ (pater).

I Padri avevano un capo,specie di Pontefice Massimo, che veniva chiamato ‘Pater Patrum’.

L’avversione del cristianesimo a questi riti misterici non ne permise una successiva, approfondita conoscenza.
a cura della professoressa Marisa Bernardis

Bibliografia: Dante Cannarella:Guida del Carso triestino; Enciclopedia Treccani; D’Alesio:Dei e Miti; Scotti:I Pirati dell’Adriatico.

una carta dell’alto Adriatico di Abraham Ortelius

una carta dell’alto Adriatico di Abraham Ortelius

meno nuove

Abraham Ortelius, cartografo fiammingo del sedicesimo secolo, ci lascia quest’esaustiva descrizione del nostro alto Adriatico.
Si nota ‘Monte falcone’, un tempo chiamato ‘veruca’ (lat.: roccia, rocca), mentre ben evidenziato risulta il complesso delle ‘Therme’, vicino a ‘Belforte, o Duino piccolo’, affiancato da ‘Duino grande’.
Interessante anche ‘Aquilegia’ e il ‘Locus’ dove San Marco vergò il Vangelo.
Il canale ‘Anfora’ raggiunge ancora il mare e serve quel che rimane dell’antica città imperiale, mentre la città murata di Grado è custode della Fede.