La mostra ‘Percorsi di pietra. Verso il museo archeologico di Farra d’Isonzo’ è visitabile presso il Museo di Documentazione della Civiltà Contadina Friulana di Farra d’Isonzo [Strada della Grotta, 8 – 34072 Farra d’Isonzo (Gorizia)] sino al 17 dicembre 2023, unicamente il sabato e la domenica, dalle ore 17 .00 alle ore 20.00.
[lacustimavi.it/percorsi-di-pietra/]
Voce narrante: Gabriella Petrucci
Adattamento e interpretazione per non udenti: Michela e Giovanni Clocchiatti
Videomaker: Francesco Scarel
proposto con il ❤ da associazione culturale Lacus Timavi
L’articolo comparso su ‘il Piccolo’, a firma di Luigi Murciano, sulla giornata dedicata alla valorizzazione della villa romana detta ‘della liberta Peticia’ di Staranzano, promossa dall’assessorato comunale alla cultura.
Un particolare ringraziamento al Comune e alla Pro Loco di Staranzano, per l’ottima organizzazione, alle restauratrici di A.Re.Con per il contributo all’open-day presso gli scavi della villa romana e al trio strumentale ‘Ostia !’, composto da Flavio Zanuttini (tromba), Mirko Cisilino (tuba), Marco d’Orlando (batteria), che ha saputo magistralmente regalare un’ulteriore nota di colore e di cultura a questo appuntamento, auspicabilmente primo di una serie virtuosa.
E veniamo dunque al ponte di Farra.
Come abbiamo visto nel corso del nostro “racconto a puntate”, gli antichi itinerari stradali e la Tabula Peutingeriana segnalano, lungo la via per Emona a circa a 20 km da Aquileia, una stazione denominata Ponte Sonti.
il toponimo riportato sulla Tabula Peutingeriana
Anche se non avessimo altre fonti antiche, testimonianze di epoche più recenti o evidenze archeologiche a confermarlo, già il nome della località sarebbe sufficiente a farci sapere che in quel punto del territorio in epoca romana sorgeva un ponte, edificato per consentire alla strada che conduceva alle regioni orientali dell’Impero di superare il fiume Isonzo nel suo tratto più settentrionale.
I dati archeologici ad oggi disponibili ci suggeriscono che intorno a questo punto strategico oggi presso la chiesa della Mainizza – in età romana esistessero, oltre alle strutture della stazione di sosta (mansio), un’area sacra al fiume divinizzato e almeno una necropoli monumentale forse legata a un piccolo abitato.
Osservazioni svolte a partire dalla metà del 1700 sui resti del ponte, allora ancora conservati e visibili “nei pressi di Gradisca”, rinvenimenti casuali e ricerche condotte dagli inizi del Novecento su quanto emergeva durante periodi di magra del fiume hanno portato a delle ipotesi ricostruttive dell’eccezionale manufatto, basate anche su quanto ricordato dalle fonti antiche.
le basi dei piloni del ponte romano, visibili durante un periodo siccitoso
Il ponte, lungo almeno 200 m, era costituito da 12 arcate, ciascuna larga 12 m, ed era realizzato in blocchi di arenaria.
Nel corso dei decenni vennero recuperati nell’area numerosi blocchi di pietra pertinente all’alzato: tra questi, alcuni elementi di monumenti funerari in calcare riutilizzati nella struttura (quattro di questi li potete osservare nella mostra “Percorsi di pietra”).
Indagini archeologiche più recenti (2010-2011) hanno messo in luce una delle basi dei piloni del ponte caratterizzata, nella parte inferiore, da un sistema di pali in legno conficcati intorno alla struttura. Analisi dendrocronologiche indicano che il legno utilizzato era quello di quercia. Inoltre la datazione radiocarbonica (C14) colloca l’utilizzo dei pali tra la fine del I secolo e gli inizi del II secolo d.C.
Dal momento che la strada, come abbiamo precedentemente ricordato, esisteva già alla fine del I secolo a.C. ed era stata molto probabilmente potenziata a supporto delle operazioni militari condotte da Ottaviano tra il 35 e il 33 a.C., è probabile che un primo ponte, forse realizzato in legno, sia stato sostituito nella prima età imperiale da un’opera in pietra che corrisponde all’imponente manufatto descritto dallo storico Erodiano (170-250 d.C.) distrutto nel 238 d.C.
Sulla base delle evidenze disponibili è possibile ipotizzare che il ponte fu poi oggetto di un rifacimento nel III secolo d.C.
Per questo intervento furono impiegate lapidi, decorate e iscritte, provenienti da una vicina necropoli in uso nei due secoli precedenti e ormai dismessa.
Il Comune di Staranzano, in collaborazione con l’associazione culturale Lacus Timavi, la Proloco di Staranzano e Gruppo Area di Ricerca – DobiaLab organizza per giovedì 14 settembre 2023 una giornata dedicata alla cultura, all’intrattenimento e alla musica nell’ambiente unico e affascinate della villa romana detta ‘della liberta Peticia’, a Staranzano.
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